Quasi cinquant’anni, una vera e propria eternità sportiva. Tale è la distanza che ci divide dall’ultimo, incredibile successo di un pilota italiano sul circuito di Monza, nell’ambito del Gran premio d’Italia di Formula Uno. Un’attesa che è diventata ormai interminabile e che, vista l’assenza di nostri connazionali al via del prossimo Gran Premio, è inevitabilmente destinata a prolungarsi. In quel 4 settembre 1966, quarantanove anni fa, sulla assolata pista di Monza le Ferrari, sebbene fossero reduci da un Mondiale tribolato e sofferto con poche luci e molte polemiche che avevano portato al clamoroso divorzio a stagione in corso con l’ex-Campione del Mondo John Surtees, si presentarono in grande spolvero e dominarono le prove e la gara. Le splendide 312/66, indimenticabili per i loro eleganti ed intricati scarichi bianchi nel retrotreno, sia in prova che in gara volavano. Enzo Ferrari voleva una vittoria italiana ed il vincitore designato dal Drake era Lorenzo Bandini, prima guida del team e sfortunato campione destinato alla tragica fine di Montecarlo qualche mese dopo nel celebre incidente nella zona del porto che non gli lasciò scampo. Ma quel giorno Bandini ebbe problemi meccanici al pescaggio della benzina quando era al comando e così lasciò via libera al compagno di squadra Lodovico Scarfiotti, asso torinese delle piccole cilindrate, che colse così l’unico successo della sua breve carriera, anch’essa destinata ad una tragica fine durante una corsa in salita in Germania nel 1968. L’altro pilota della Ferrari, l’ex-collaudatore ed ingegnere inglese Mike Parkes, autore della pole position, rimase al secondo posto, rispettando alla lettera gli ordini di scuderia.

GLI ITALIANI A MONZA DAL 1922 AD OGGI – Una vita fa, insomma, l’ultimo successo di un nostro connazionale – e sulla Ferrari – a Monza. Eppure la scuola italiana ha sempre espresso grandi campioni del volante fin dall’epoca dei pionieri dell’automobilismo sportivo. Non per niente molti italiani conquistarono il Gran Premio nell’epoca d’oro fra le due guerra, prima dell’istituzione del Campionato Mondiale. E non si creda che non ci fossero avversari importanti: l’epica sfida con gli squadroni tedeschi di Mercedes ed Auto Union, con le francesi Delage e Talbot e con la sempre autoritaria scuola britannica era durissima. Nonostante ciò molti italiani vinsero la gara a Monza fin dalla sua prima edizione datata 1922: Pietro Bordino e Carlo Salamano nel 1922 e 1923 su Fiat, quando ancora lo spessore internazionale del Gran Premio d’Italia era relativo. E poi Antonio Ascari e il campione toscano dimenticato Gastone Brilli-Peri nel ’24 e ’25, Tazio Nuvolari nel ’31 – in questo caso in coppia con Giuseppe Campari – ’32 e ’38, Luigi Fagioli nel ’33 e ’34 e Didi Trossi nella prima edizione del dopoguerra, quella del 1947. Dopo l’istituzione del Mondiale avvenuta nel 1950, solo altri due piloti oltre a Scarfiotti hanno saputo conquistare il Gran Premio d’Italia. Nino Farina vinse con la Alfa Romeo proprio nel ’50, anno in cui si laureò primo campione del mondo di F1. Alberto Ascari, straordinario talento milanese, certamente il più grande pilota italiano del dopoguerra dominò con la sua Ferrari nel 1951 e 1952, ma morì proprio a Monza nel 1955 provando privatamente una Ferrari sport in un tuttora misterioso incidente avvenuto nella variante che oggi porta il suo nome. In tempi moderni, solo pochi italiani hanno sfiorato il trionfo a Monza: quello ad andarci più vicino è stato l’indimenticato Michele Alboreto, secondo nel 1984 e nel 1988, mentre l’ultimo a salire sul podio è stato Giancarlo Fisichella, terzo nel 2005, come Riccardo Patrese nel 1984.
