Noi italiani siamo un po’ tutti esterofili: basta che qualcosa venga da fuori e allora bramiamo per averla. E va a finire che snobbiamo le nostre ricchezze, anche nel campo dei motori. Il segmento delle berline medie di alta gamma è dominato oggi dall’industria tedesca, chi può negarlo. Eppure nei primi anni Sessanta due “italianissime” ingaggiarono un’avvincente duello: l’Alfa Romeo Giulia e, quella che interessa di più a noi qui, la Fiat 125.
Fiat 125: fa di necessità virtù
A Torino si è focalizzati sulla 132, vera erede della 1500. Per questo solo nel 1966 parte il progetto della 125, commissionato al mitico Dante Giacosa (il papà, tra le altre, della 500 del 1957). Con un budget ridottissimo (gran parte va alla 132), doveva completare il lavoro in meno di 18 mesi. Stringenti condizioni che servono da spinta motivazionale a Giocosa e i suoi collaboratori.
Fiat 125: celata la lamiera
Dal punto di vista estetico, la carrozzeria è ispirata a quella molto squadrata della 124. Gli elementi principali sono i quattro fari quadrati anteriori e i due rettangolari verticali in coda. Tipiche in quel periodo le abbondanti cromature, sparse un po’ ovunque. Discreta la qualità degli interni, sia come materiali sia come finiture. A volerle muovere un difetto, il finto legno della plancia e lo skay dei sedili, non pienamente accettati dai più esigenti. In compenso, la 125 offre grande solidità e affidabilità, nonché un comfort e una guidabilità buoni. Soprattutto è una delle poche del suo segmento senza lamiera a vista nell’abitacolo.
Fiat 125: dammi una Special e ti porto in vacanza!
Giocosa riprende la base meccanica della 1500. Ecco le sue caratteristiche tecniche più significative: lunghezza/larghezza/altezza/passo di 4,22/1,61/1,39/2,5 metri; peso di 1.000 kg; motore anteriore; trazione posteriore; alimentazione a carburatore doppio corpo Weber 34; due alberi a camme in testa; carrozzeria portante; sterzo a vite e rullo; avantreno a ruote indipendenti; retrotreno ad assale rigido; sospensioni a balestra. Preso dalla 124 Sport, il motore 1.6, abbinato col cambio a 4 marce, permette una velocità massima di 160 km/h. Il pubblico italiano gradì molto questa berlina a 3 volumi, proposta al prezzo di 1.300.000 lire. Un anno dopo il debutto della 125 uscì la Special: costa 90.000 lire in più ed aggiunge un 4 cilindri con due alberi a camme in testa da 100 cavalli, sfruttati al meglio da una quinta marcia. Quindi, nel 1970m il restyling, comprensivo di mascherina rivisitata, indicatori di direzione nascosti nel paraurti, fari posteriori più grandi e nuovi e ricercati accessori a pagamento (tra cui il cambio automatico a tre marce di General Motors).