Motori auto: le fasi salienti del progresso

La storia nei suoi punti chiave.

Motori auto

Chiunque ha un passato da raccontare. Anche i motori auto, se solo potessero parlare… Soffermiamoci sulle tappe storiche che hanno portato alla tipologia che oggi tutti conosciamo.

Motori auto: ciclo Otto

L’ideatore dei ‘nostri’ propulsori? Nikolaus August Otto, perciò li chiamiamo anche ciclo Otto. Nettamente migliore la resa sul campo rispetto versione precedente, privo della fase di compressione. Mentre gli anni correvano via veloci, si diffuse l’impiego di una candela per dare vita ai motori ad accensione per scintilla, quelli che il grande pubblico chiama impropriamente “a scoppio” (non avviene alcuna esplosione). Benz e Daimler le montarono, nella versione nettamente più leggera e prestante rispetto al tipico uso industriale, sulle loro prime automobili.

Motori auto: c’è benzina e benzina

Le frazioni leggere del petrolio estratto si ottenevano con una distillazione frazionata (metodo impiegato ancora oggi), costituita da due fasi: la prima a pressione ambiente, la seconda sotto vuoto. Per indicare tale miscela venne coniato il termine benzina, destinata ad alimentare i motori ad accensione per scintilla. Nel corso della prima guerra mondiale i tecnici capirono che non tutte erano uguali. E in base alla particolare tipologia cambiata poteva cambiare, anche notevolmente, il comportamento dei motori.

Motori auto: il piombo tetraetile

Presso i laboratori statunitensi Delco a Kimoko (Indiana) i ricercatori Midgeley e Boyd giunsero nel 1921 ad una grandiosa scoperta: il piombo tetraetile. Tuttavia, questo additivo creava depositi e causava problemi di corrosione. Pertanto si condussero altre ricerche per trovare una sostanza che rimediasse alle lacune. Nel 1923 entrò in servizio a Dayton (Ohio), la prima stazione di servizio che vendeva benzina contenente piombo tetraetile. Tre anni più tardi per la Ethyl Gasoline Co, compagnia situata a Richmond (Virginia), G. Edgar messe a punto i metodi per rilevare il potere antidetonante dei carburanti, che dall’ordine di 45-50 passò ai 92-98 negli anni Cinquanta. Da lì in poi le migliorie furono per decenni marginali. Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi importanti processi di raffineria (cracking, polimerizzazione, …), che rompono le molecole delle frazioni più pesanti, convertendole in altre più piccole.

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