
In attesa dei nuovi modelli Alfa Romeo, un doveroso omaggio a una delle vetture del Biscione più amate di sempre: l’Alfetta.
Quasi mezzo milione di esemplari immatricolati: un record per il segmento premium
Un modello che ha fatto epoca, capace ancora oggi di suscitare forti emozioni. L’Alfa Romeo Alfetta è un berlina nata per soddisfare l’esigenze di mobilità del ceto medio, italiano ed europeo, degli anni Settanta e Ottanta. Prodotta dal 1972 al 1984, questa vettura è stata venduta in poco meno di mezzo milione di esemplari (475.719): quasi un record per un modello chiamato a presidiare la fascia premium del mercato motoristico. Il progetto 116, questo il nome in codice dell’Alfa Romeo Alfetta, ebbe una gestazione di tre anni. Il Centro Stile Alfa, diretto all’epoca da Giuseppe Scarnati, disegnò un’auto dalle linee tese e spigolose. Era estremamente spaziosa al suo interno grazie a una soluzione tecnologicamente avveniristica per quegli anni: scatola del cambio posta all’altezza dei sedili posteriori. Le finiture non sono, e non erano neanche negli anni Settanta, di particolare pregio, ma questo era, ed è, un dettaglio per gli Alfisti. Lunga poco più di quattro metri e larga 160 centimetri, l’Alfa Romeo Alfetta ebbe concorrenti “interni”, la Giulietta e l’Alfa 2000, ed esterni, come l’Audi 100, la Fiat 132, la BMW Serie 3 e la Peugeot 504. Resse benissimo la sfida dei mercati, almeno fino all’inizio degli anni Ottanta, quando pur apprezzata per le prestazioni motoristiche generose, iniziava a mostrare i limiti di una dotazione tecnologica non all’altezza dei nuovi competitor. L’Alfa Romeo Alfetta è entrata nell’immaginario collettivo poiché lungamente usata dalle Forze dell’Ordine che l’apprezzavano per l’impareggiabile tenuta di strada, anche a velocità sostenute.
Il maquillage a inizio anni Ottanta
Nel 1981 l’intera gamma dell’Alfa Romeo Alfetta fu unificata attraverso un restyling generoso, caratterizzato dall’utilizzo della scossa della 2000 appositamente modificata. Anche le motorizzazioni ricevettero un maquillage notevole. Il risultato fu una vettura più confortevole, con interni di maggiore classe, ma dal design ancora più squadrato, comunque assai apprezzato negli anni Ottanta, e motori meno performanti, almeno in termini di elasticità. Specialmente il celeberrimo 1.8 della casa motoristica meneghina non possedeva, nella nuova versione, la stessa grinta del suo predecessore.
Un nome che proveniva dalla Formula 1
L’Alfa Romeo Alfetta, così chiamata in onore del nomignolo dato dai tifosi alle vettura che vinse i Mondiali di Formula 1 nel 1950 e nel 1951, fu un modello di enorme successo, capace ancora oggi di emozionare moltissimi automobilisti. In commercio, nell’ambito dell’usato auto, ci sono ancora degli ottimi esemplari, equipaggiati soprattutto con la motorizzazione 1.8, la più venduta, dotata del classico bialbero Alfa Romeo da 1.779 cm³, capace di sprigionare 122 CV. Un’altra versione assai diffusa fu quella con cilindrata ridotta a 1.570 cm³ e potenza di 109 CV, una soluzione ideata dalla casa motoristica milanese per contrastare la crisi petrolifera della seconda metà degli anni Settanta.
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