Da veicoli adatti al scenario urbano a uniche macchine familiari. Assumono una nuova concezione le auto elettriche grazie a maggiore autonomia e manovre statali.
INFRASTRUTTURE SULL’AUTOSTRADA A2
L’ultima generazione può percorrere fino ai 500 chilometri in autonomia, un bel salto di qualità rispetto al passato. In Italia sono state finora immatricolate poche unità, ma segnali incoraggianti potrebbero favorire le vendite. Annunciate a tal proposito nuove infrastrutture sulla rete autostradale, lungo tutto il Paese. E in prospettiva si aprono sbiragli anche per un nuovo tipo di turismo straniero, ecocompatibile. L’installazione di nuove colonnine interesserà la A2, prima arteria veloce per auto autonome del Vecchio Continente.
PRO
Diversi i vantaggi amministrativi. In alcune regioni, non tutte, ci sono esenzioni importanti sul bollo auto. Lo stesso discorso vale per blocchi traffico e zone a traffico limitato. Il propulsore ha molte meno parti in movimento, rispetto ad un motore endotermico, è meno soggetto a rotture, non ha bisogno di lubrificazione. Quindi i costi di manutenzione calano sensibilmente. Limitato solo agli altri organi (pneumatici, freni, ammortizzatori) il tagliando. Unico componente da sostituire ad un certo punto il pacco batterie. Generalmente si parla di almeno 100.000 Km. Esiste anche la possibilità di noleggiarle, pagando un tanto al chilometro.
CONTRO
Guardando all’altra faccia della medaglia destano perplessità i tempi di ricarica. Le colonnine sono relativamente rapide, si arriva all’80% in meno di un’ora. Dalle prese domestiche invece serve tutta la notte. Inoltre l’utenza deve avere un impianto di potenza adeguata. Pure trovando le rarissime colonnine e limitandoci ad una ricarica volante di 15 minuti per avere solo il 30-40% di energia, nello stesso tempo si fa un pieno di benzina o diesel 5 volte. Le batterie sono poi tante e talvolta arrivano anche al 40% del peso dell’intera vettura. Trasportare più peso significa consumare più energia, quindi ridurre un’autonomia già scarsa. Infine il prezzo, che porta via diverse migliaia di euro rispetto alla controparte “normale”. Rimangono peraltro i costi proibitivi nella sostituzione delle batteri”, a differenza di altri Paesi come Norvegia e Francia, la cui politica ha concesso delle agevolazioni fiscali.