Complice una sinfonia ineguagliabile, il motore V12 è un pezzo storico Lamborghini. Mezzo secolo di storia ne hanno incrementato lo status.
L’INTUIZIONE DI FERRUCCIO
Ferruccio Lamborghini incarica i suoi ingegneri della realizzazione per la Lamborghini 350 GTV, presentata al Salone di Torino 1963. Motore anteriore da 3,5 litri e 350 CV. Modello definitivo poi rivisto nelle forme da Carrozzeria Touring, depotenziato a 320 CV per fornire una risposta meno aggressiva. Come facilmente intuibile la 400 GT segna il passaggio da 3,5 a 4 litri. Invariata la potenza, affinchè il motori risulti più fluido su questa granturismo. Il discorso cambia con la Espada (325 o 350 CV) e, soprattutto, con la Miura.
OPERA D’ARTE
Nulla succede per caso, si direbbe. “Papà” di uno fra i propulsori più longevi in assoluto Giotto Bizzarini, Giotto come il celebre pittore e architetto. Caratterizzato da un angolo di 60° tra le bancate, è pensato fin dall’inizio per avere la distribuzione a quattro valvole con doppio albero a camme in testa. La cilindrata è pari a 3.464 cc e il primo prototipo produce 375 CV a 9.000 giri. Sebbene Bizzarini sia convinto di poter raggiungere i 400 CV, alla fine si decide di desistere.
IN PROGRESSIVO DIVENIRE
Sin da subito soddisfacente, V12 continua nel tempo il proprio percorso evolutivo. Teste, cilindri, manovellismi, camere di combustione, carburatori Weber (poi iniezione elettronica multipoint), lubrificazione (prima a carter umido poi a carter secco)… Fino al 2011, quando la Murcielago va in pensione, vengono registrate continue evoluzioni e affinamenti. Raggiunta una potenza di 670 CV, rispettando le normative anti inquinamento complici ad esempio la sonda lambda e l’impiego di catalizzatori. Accoppiamenti coi sistemi elettronici di gestione della dinamica del veicolo, l’acceleratore diventa “by-wire”. Capacità di essere in linea con le preferenze delle varie generazioni, mantendendo inalterate le due caratteristiche principali: il sound con pochi eguali e l’assenza del turbo.