È utopia pensare di uscire dai propri binari e non scontentare qualcuno. BMW l’ha capito a proprie spese, aspramente criticata nel 2014 per la Serie 2 Active Tourer. Sulla carta prima monovolume familiare della casa, di fatto quindici anni prima i bavaresi avevano realizzato la Z22, un prototipo in anticipo sui tempi, mai immesso sul mercato.
Brevetti su brevetti
Roma non è stata costruita in un giorno. E nemmeno la BMW dell’epoca fu lasciata in balia di una moda passeggera: presentò 61 brevetti, tra novità di costruzione, materiali e sistemi a bordo. Tratto distintivo gli sbalzi molto contenuti. Una soluzione congegnata per collocare le ruote agli estremi della carrozzeria. Il prototipo, stando alle informazioni lasciate trapelare dai costruttori, aveva una lunghezza esterna di 4,47 metri e un passo di 2,93 metri.
Un montante unico
La conformazione del cofano, i sottili fari anteriori e la mascherina a doppio rene erano in pieno stile BMW. Eppure questo incrocio di berlina e monovolume fuggiva da alcuni canoni allora in vendita. Verticali i montanti, quello posteriore fu appositamente disegnato per migliorare la visibilità. La zona posteriore del tetto era invece trasparente. Numerose le innovazioni tecnologiche. Ad esempio il telaio in plastica, rinforzato con fibra di carbonio (CFRP). Stesso materiale impiegato per la base delle attuali i3 ed i8. In confronto a uno analogo in alluminio, il telaio della Z22 pesava circa il 30% in meno. Anche, indicavano gli ingegneri, rispetto ad una 528i Touring.
Tecnologia futuristica
L’abitacolo era confortevole e ospitava un sacco di tecnologia. Il volante prevedeva un sofisticato lettore di impronte digitali per riconoscere il “padrone”, i fari adattivi variavano l’illuminazione in funzione delle condizioni ambientali e del traffico, lo sterzo non disponeva di collegamento meccanico con le ruote (steer by wire) e sul cruscotto campeggiava un head up display. Innovazioni riprese dalle generazioni future.