Apparentemente un modo per facilitare la vita al conducente, i comandi vocali sono fonte di stress e fastidio. Raramente funzionano come dovrebbero.

US INITIAL QUALITY STUDY

In tutto il mondo gli automobilisti ne soffrono. Specialmente da qualche anno quando Siri e Google Now fanno parte degli smartphone. Netto il gap a sfavore dei dispositivi sui veicoli, anche costosi. Emblematici i risultati di “US Initial Quality Study”. Nella ricerca J.D. Power il 23% dei disguidi legati al nuovo mezzo dai proprietari riguarda l’infotainment. Grandissima parte dovuta ai sistemi di riconoscimento vocale. E per il restante 77% è tutto ok? Macchè. “Il riconoscimento vocale resta al primo posto tra i problemi segnalati dai clienti di nuove auto, a causa della difficoltà di utilizzo”, chiarisce Renee Stephens, vice presidente dell’unità automotive quality di JD Power’s. Tipicamente dalla buona dimestichezza con la moderna tecnologica, qui faticano pure i clienti più giovani.

CAUSE

Da dove nascono i problemi è presto detto. Innanzitutto l’abitacolo di una vettura, per quanto possa essere silenziosa, rimane sempre un ambiente rumoroso. Poi il microfono, a differenza degli smartphone, non si può avvicinare alla bocca. E soprattutto i comandi vocali delle automobili non sono ancora basati su cloud. Ecco perché i sistemi di riconoscimento vocali stentano a svolgere efficacemente il loro compito. Se considerate che i software non tengono il passo di quelli Google e Apple avete la panoramica completa.

PROGRESSI

Segnali di miglioramento comunque si intravedono. Sono diventati ad esempio due i microfoni di “ascolto” sulle tedesche Audi, BMW e Mercedes. Giusto per captare meglio i comandi che possono arrivare da direzioni diverse. Il database delle istruzioni che i sistemi sanno interpretare si è inoltre drasticamente ampliato. Sulle auto più evolute non serve più, in altre parole, dire una precisa sequenza di parole, piuttosto basta il “senso” della frase.

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