La Formula Uno è oggi considerata la massima espressione dell’automobilismo sportivo, sia per la altissima competitività agonistica che rappresenta, sia per la tecnologia al servizio della ricerca e dell’innovazione che da sempre ha espresso. Ma a fare grande il circus non è soltanto quello. A renderlo unico fra gli appassionati è la sua ultrasessantennale storia che l’ha visto attraversare epoche – “ere meccaniche” si potrebbe dire – profondamente distanti fra loro, diventando spesso uno spaccato stesso della società e dell’uomo, insondabilmente ed incessantemente alla ricerca dei suoi limiti.
La F.1 iniziò ufficialmente la sua storia nel 1946, quando negli uffici parigini della Federazione Internazionale dell’Automobile, appena ricostruitasi dopo lo sfacelo del Secondo Conflitto Mondiale, venne deciso di ripristinare una categoria internazionale per le competizioni automobilistiche a ruote scoperte riprendendo i regolamenti dalla vecchia categoria Grand Prix, in vigore nell’epoca degli scontri Titanici fra Alfa Romeo, Maserati, Mercedes e Auto Union fra le due Guerre.
Inizialmente la nuova categoria fu chiamata Formula A, ma dal 1948, quando fu istituita la Formula 2 sulla scia di quelle che nel decennio precedente erano le cosiddette voiturette – il francese era la lingua internazionale dell’Europa – il suo nome fu cambiato in Formula Uno.
Da Nino Farina a Lewis Hamilton

Fu dal 1950 che la categoria assunse la dignità di Campionato Mondiale: fra le numerose gare organizzate in giro per l’Europa e, presto, per il mondo in quell’epoca, nel furono scelte alcune per essere inserite in un “calendario” di gare che, grazie ad un sistema di punteggi associati ai piazzamenti dei piloti, avrebbe assegnato al migliore il titolo di Campione del Mondo. SI tratta di una idea nuova, dato che in precedenza solo qualche esperimento senza grande seguito, come il Campionato Europeo AIACR degli anni ’30, aveva tentato di coordinare l’insieme dei Grand Prix che avevano però continuato a vivere sostanzialmente di vita propria.
In quella prima stagione iridata, il calendario era composto da sei Gran Premi, di cui faceva già parte quello d’Italia a Monza, unico fra tutti ad essere sempre stato disputato in ciascuna delle 66 edizione del Mondiale svoltesi fino ad oggi.
In quel lontano 1950 dove le macchine erano per lo più ancora quelle di prima del Mondiale con i potenti e pericolosi motori anteriori, vinse l’italiano Nino Farina su Alfa Romeo, primo Campione del Mondo della storia.
Uno sguardo al regolamento
Da sempre lo svolgimento di un Gran Premio, sebbene naturalmente evolutosi dal punto di vista del regolamento sia per i “mutati tempi”, sia per la crescente attenzione alla sicurezza che nei primi pionieristici anni era completamente assente, si basa sulla disputa di una serie di sessioni di prova che, i base ai tempi rilevati sul giro da parte di ciascun pilota, definisce la griglia di partenza per la gara.
Oggi le prove di qualificazione si snodano su tre “segmenti” ad eliminazione progressiva che finiscono per tenere i migliori 10 in pista per contendersi la pole position.
Altro regolamento sportivo che nel tempo ha subito numerose è quello legato ai punteggi assegnati ai piazzamenti: se all’inizio si premiavano solo i primi cinque con punteggi che andavano dagli 8 ai 2 punti, oggi sono premiati i primi dieci con punteggi che vanno dai 25 al primo fino all’unico punto mondiale per il decimo.