Nell’ultimo mese noi di AutoToday abbiamo dedicato ampio spazio al mondo delle auto elettriche, redigendo anche una classifica delle dieci migliori low cost. Modelli come la BMW i3, la Nissan Leaf e la Renault Zoe fanno pensare che questa tecnologia crescerà non poco nei prossimi anni, a tutto vantaggio dell’ambiente, ma forse non tutti sanno che un alone di mistero aleggia sopra la prima auto elettrica prodotta in serie, la General Motors EV1, ritirata in fretta e furia dal colosso automobilistico americano, tanto che qualcuno all’epoca parlò, e parla ancora, di teoria del complotto.
Innovativa per l’epoca, ma anche oggi sarebbe al top
La EV1 era una berlina compatta a due posti prodotta da GM a partire dal 1996. Telaio in alluminio, motore elettrico AC trifase, batterie piombo acido ermetiche che si ricaricavano in 6-8 ore, autonomia di 120-160 km, velocità massima di 130 km/h autolimitata (altrimenti avrebbe potuto toccare i 300 km/h). Un piccolo gioiello: alcune delle auto elettriche attualmente in commercio neanche si avvicinano a queste prestazioni. La GM EV1 non si poteva comprare, ma solo noleggiare a lungo termine, con rate da 299 fino a circa 600 dollari al mese. Tantissime le richieste per l’auto, nonostante i tempi di attesa fossero molto lunghi: oltre 6 mesi. I futuri proprietari, inoltre, dovevano passare una specie di selezione con il personale di GM per mettersi al volante dell’auto elettrica. General Motors credeva molto nel progetto, tant’è che scelse la EV1 per apporre, per la prima volta in un secolo di storia, il proprio marchio su una vettura.
Il frettoloso ritiro
Le ottime premesse, tuttavia, non furono rispettate e la EV1 ebbe vita breve, tanto da scomparire nel 1999. HM richiamò tutti gli esemplari disponibili e decise di rottamarli, riciclando l’alluminio e le plastiche. Il modello aveva effettivamente dei problemi, come del resto molte tecnologie “giovani”. Il principale era il calore generato dalle batterie all’interno dell’abitacolo. Calore che poteva essere ridotto attivando il condizionatore, ma questo riduceva l’autonomia della vettura. General Motors apostrofò il progetto EV1 come antieconomico.
Le lobby del petrolio dietro la chiusura del progetto EV1
In molti credono che l’EV1 sia al centro di una teoria del complotto e siano state i produttori di petrolio a sancire la sua fine. La lobby dell’oro nero, proprio nel 1999, convinse il Governo della California a rivedere la sua legge in materia d’inquinamento che aveva parametri molto stringenti. Parametri che poche vetture, tra le quali la GM EV1, riuscivano a rispettare. Il ritiro delle EV1 in circolazione avvenne in pochissime settimane e molte associazioni ambientaliste andarono su tutte le furie. “Chi ha ucciso l’auto elettrica?” (Who Killed the Electric Car?, USA 2006, 92 minuti) è un documentario del regista americano Chris Paine che tratta questa di spinosa vicenda. In concomitanza con l’uscita del lungometraggio, che diede nuovi argomenti ai sostenitori della teoria del complotto, l’Istituto Smithsonian, dove era conservato l’ultimo esemplare di EV1, decise di togliere la vettura dal padiglione espositivo. Scelta che fece molto scalpore.
Un passo indietro per le auto elettriche
Oggi della General Motors EV1 non vi è più traccia. Raramente un modello aveva generato così tante aspettative e aveva avuto un epilogo così controverso. Rick Wagoner, all’epoca dei fatti CEO di GM, non ha mai fornito spiegazioni convincenti relative al ritiro dell’auto elettrica, ma una volta affermò che il mancato sviluppo della EV1 era stato il suo più grande rimpianto lavorativo. Oggi le auto elettriche stanno tornando prepotentemente alla ribalta, ma non sono poi così superiori alle EV1, nonostante siano passati oltre 10 anni dalla messa in strada di questa vettura. Chissà, magari fosse stata implementata già all’epoca, questa tecnologia oggi sarebbe decisamente superiore. Qualcuno, invece, pare abbia voluto uccidere l’auto elettrica, ma ora è rinata.
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