Targhe auto città italiane: una storia molto suggestiva, tutta da rivivere. Ripercorriamo tutte le tappe principali della nascita, dell’evoluzione e di come sono oggi le targhe nostrane.
Targhe auto città italiane, la genesi
Le prime targhe italiane furono previste con il regio decreto 16 dicembre 1897 n.540, che introduceva l’obbligo di dotare i velocipedi di una targa comunale. Un altro decreto, 28 agosto 1901 n.416, promulga il primo “Regolamento per la circolazione delle vetture automobili sulle strade ordinarie”. La targa in metallo doveva riportare il nome della provincia e il numero di licenza rilasciato dalla Prefettura.
Riforma Mussolini
Nel 1927 Mussolini con una serie di leggi riforma la legislazione provinciale, e quindi anche l’impostazione delle targhe. La configura era di una sigla di due lettere rappresentanti la provincia. A seguire un numero progressivo da 1 a 999 999. Le targhe sono con sfondo nero, e caratteri bianchi su una sola linea, fino al 1932. Poi fino al 1976 i caratteri bianchi sono su due linee.
Targhe auto città italiane, dagli anni ’90 ai giorni nostri
Dal 1994 l’immatricolazione degli autoveicoli si fonda su un codice alfanumerico nazionale (due lettere + tre cifre progressive + due lettere), senza più riferimento diretto e obbligatorio alla provincia d’immatricolazione. La sigla della provincia è ritornata (in maniera non regolare) sulle targhe italiane nel 1999, quando il doppio campo azzurro ai lati della targa ne è diventato parte integrante: sul lato sinistro sono riportati la bandiera dell’Unione Europea e la sigla automobilistica internazionale dell’Italia, “I”; sul lato destro sono riportate le due ultime cifre dell’anno d’immatricolazione del veicolo (inserite in un piccolo cerchio) e, facoltativamente, appunto la sigla tradizionale, a due lettere, della provincia d’immatricolazione. Il colore delle scritte è bianco, ad eccezione dell’anno d’immatricolazione che è giallo.