Lancia Abarth 037: l’ultima a motore centrale nei rally

Le risorse economiche impiegate dalla Fiat servirono a imporsi sull'Audi Quattro

Lancia Abarth 037

Vedere oggi la Lancia messa in un angolo ci spiace. Chi ha qualche annetto in più se la ricorda benissimo arrembante e anche vincente nelle competizioni rally. In pieno anni Ottanta teneva testa alle maggiori concorrenti con la Lancia Abarth 037, conquistando addirittura un alloro mondiale.

Lancia Abarth 037: regolò l’Audi Quattro

Perché abbiamo detto addirittura? Oltre al valore intrinseco del titolo, vanno considerate le fenomenali avversarie. Fra tutte l’Audi Quattro, una creatura quasi demoniaca che lasciava le briciole alla concorrenza. Ma nel 1983 anche lei fu costretta a recitare la parte della sconfitta: dotata di due sole ruote motrici e con un’eccezionale affidabilità la 037 compì un’autentica impresa.

Investimenti che diedero frutt

Ad inizio anni Settanta il brand Abarth venne assorbito dalla Fiat, il che significava anche riadattare le strategie. Abarth nel mondo “racing” aveva scritto pagine memorabili. Per scriverne un’altra la affiancò Lancia, in un periodo storico dove Fiat inventiva pesantemente nei rally. L’ingegnere Abarth, Aurelio Lampredi, operò su alcune vetture stradali Fiat, in particolar modo la 124 e la 131; ma tra i progetti affidati c’erano anche versioni più performanti delle Lancia Coupé e della Delta. Nei rally mondiali la 037 fu l’ultimo veicolo a motore centrale. Gare e sessioni di test indicarono a Lampredi e ai suoi collaboratori la via che dovevano seguire.

Cavalli a profusione

Una robusta gomma, per esempio, fermava la bobina dell’accensione, permettendo così di sostituirla in pochi secondi e gran parte degli interventi di manutenzione richiedevano un minimo sforzo. Mentre la versione stradale erogava 205 cavalli a 7000 giri, l’auto da rally, con livrea Martini, erogava tra i 255 e i 280 Cv, con un range di utilizzo superiore agli 8000 giri. Traguardo finale, si racconta, l’ha vista raggiungere 310 Cv. Le sospensioni, per concludere, con su un sistema a doppio braccio assorbivano il moto oscillatorio verticale dovuto a cunette e dossi.

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