Tra gli automobilisti è sinonimo di affidabilità e indistruttibilità. La Lada Niva è un leggendario fuoristrada prodotto a partire dal 1977 dalla AutoVAZ, produttore russo di automobili che utilizza, oggi come ieri, il marchio Lada per commercializzare i propri modelli in Occidente. Molti esperti del settore ritengono questa vettura tra i primissimi esempi di SUV, possedendo elementi ancora oggi osservabili su molti Sport Utility Vehicle come la monoscocca e la trazione integrale permanente, combinati a caratteristiche tipicamente offroad, le ridotte, ad esempio. Ebbe un buon successo commerciale, anche in Italia. Nel nostro Paese conta molti estimatori e appassionati, oltre a un fiorente mercato dell’usato. Senza addentrarci nei particolari tecnici del mezzo, in questo articolo desideriamo raccontare curiosità e aneddoti su questo insuperabile fuoristrada.

UNA SINGOLARE PRESENTAZIONE – In genere i nuovi modelli vengono presentati nel corso di eventi specifici, come il Salone di Francoforte, quello di Parigi, di Tokyo o di Detroit, solo per citarne alcuni tra i più noti. Per la Lada Niva fu scelto un palcoscenico diverso per il debutto ufficiale, in ossequio al clima politico dell’epoca. La prima versione del fuoristrada fu presentato in pompa magna il 24 febbraio 1976, nel corso del XXV Congresso del Partito Comunista Sovietico.

UN NOME SEGRETO – La paternità del nome Niva è attribuita a Petr Prusov, braccio destro di Valery Pavlovich Semushkine, il progettista capo di questo leggendario fuoristrada. Niva, in russo, significa “campo” e, per traslazione, anche “spazio”. Potendo questo veicolo circolare ovunque, il nome proposto da Prusov fu giudicato immediatamente azzeccato, ricevendo addirittura il placet del PCUS. Recentemente, però, Prusov in un’intervista ha dichiarato che Niva è, in realtà, un acronimo composto dalle prime lettere dei nomi delle sue due figli e dei due figli di Semushkine: N stava per Natasha, I per Irina, V per Vadim e, infine, A per Andrey.

FILO DIRETTO CON L’ITALIA – Ci sono molti elementi che legano la Lada Niva al nostro Paese. La vettura è stata a lungo prodotta negli stabilimenti di Togliatti, o Togliattigrad. Fondata nel Settecento come Stavropol’-na-Volge, il 28 agosto del 1964 assunse la denominazione attuale per volere dei dirigenti del PCUS che così volevano onorare la memoria di Palmiro Togliatti, storico leader del PCI. Terminato il regime sovietico, la città è stata tra le poche a non riassumere il nome originale (Leningrado tornò ad essere San Pietroburgo, ad esempio) per volere degli stessi abitanti. Per molti anni, inoltre, sotto il cofano della Lada Niva ha “pulsato” un motore Fiat 1.6 benzina, lo stesso con cui era equipaggiata la Lada Žiguli. Un propulsore estremamente performante e inarrestabile.

KIT DI SOPRAVVIVENZA – La Lada Niva è l’auto spartana per eccellenza. La casa produttrice non prevedeva accessori per il fuoristrada. Di serie, almeno fino alla caduta dell’URSS, solo una borsa in pelle contenente una grande varietà di attrezzi, tra i quali una pompa per gonfiare le gomme, una lampadina d’emergenza da collegare nell’apposita presa sita nel vano motore, una pinza, alcuni cacciaviti e una manovella per l’avviamento manuale. Ogni bravo cittadino sovietico doveva potersi occupare da solo della manutenzione della sua Lada Niva.

ETERNA SECONDA – La Lada Niva ebbe anche una lunga carriera sportiva. Il fuoristrada fu scelto da ben 81 equipaggi per partecipare alla leggendaria Parigi-Dakar. La sua presenza alla competizione è stata ininterrotta dal 1979 al 1985, tanto da essere il secondo modello per numero di apparizioni (dietro il Mitsubishi Pajero). Pochissimi, però, i successi di prestigio e mai una volta sul gradino più alto del podio.