Peugeot 308 2016 prova su strada: la comodità fatta ad auto

La vettura cerca di accontentare chiunque, malgrado stonino alcune caratteristiche

Frequentemente la Peugeot è andata all’avventura, in larga parte con risultati di successo, e l’ambita leadership tra i costruttori generalisti ha dato vita alla 308. Vi raccontiamo com’è andata la nostra prova su strada.

ESTERNI – Difficile piacere a tutti, ma la berlina compatta francese ci prova comunque, animata da ambizioni premium. Tratti fluidi e superficie regolare, del frontale spiccano i fari anteriori estremamente sottili con tecnologia full LED a 62 elementi. Quelli posizionati dietro disegnano invece gli artigli del leone, famosa effige del marchio.

INTERNI – Accogliente e ben rifinito, l’abitacolo lascia una favorevole impressione, favorita anche dai materiali piacevoli al tatto. Avvolgenti i sedili anteriori, i fianchetti sporgenti rischiano di interferire col braccio destro quando si innesta la seconda marcia. La strumentazione tachimetrica, indubbiamente sportiva, è posta sopra al gestore multimediale, racchiuso fra le bocchette di aerazione. Facile da impugnare il piccolo volante, regolabile in altezza e profondità. Il divano, che sa ospitare tre persone, elargisce benessere insieme alla ricca strumentazione tecnologica. Il touchscreen da 9,7 pollici rimpiazza parecchi bottoni e manopole, incaricato di controllare navigazione, intrattenimento, clima, impostazioni dell’auto e connettività. Capienti i tasconi nelle porte, il vano climatizzato di fronte al passeggero e il doppio ripostiglio sotto il bracciolo anteriore sono utili portaoggetti.

PRESTAZIONI – Il bagagliaio dai 420 litri “base” può offrirne 1.273 se abbattuto lo schienale posteriore. Soglia piuttosto ampia (78 cm), l’imponente altezza utile permette di inserire due grandi valigie. Facile circolare, i sensori di distanza assistono durante i parcheggi. Le sospensioni assorbono efficacemente le sconnessioni e danno adito a una guida energica. Validi freno e sterzo, il turbodiesel 1.6 da 116 CV pecca soltanto in ripresa. Dopo un rallentamento per riguadagnare in fretta velocità conviene infatti scalare.

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