Porsche. Una parola che basta a far brillare gli occhi di innumerevoli guidatori. Alcuni modelli sono stati però poco graditi dai fan sfegatati della casa. Vista quasi come un sacrilegio, la Porsche 924 ha saputo scalare le classifiche commerciali con oltre 150.000 esemplari venduti.
FEDE INCROLLABILE
Nei primissimi anni Settanta Volkswagen sente che è il momento di rendere più nobile la propria gamma. Le risorse tuttavia mancano. Porsche va invece a caccia di nuovi clienti con un modello più accessibile nei costi d’acquisto e di gestione, nonché facile da guidare. I due marchi creano una joint venture per la progettazione, l’industrializzazione e la commercializzazione di una coupé. La crisi petrolifera del 1973 fa vacillare le certezze della Volkswagen che si tira indietro. Porsche invece continua a credere nella sua idea e rileva l’intero progetto da VW a condizioni assai vantaggiose Nel 1976 viene presentata la 924.
ALLA FACCIA DEI DETRATTORI
Un 4 cilindri in linea 2.0 da 125 cavalli il propulsore scelto. Lo schema Transaxle fa compiere il salto di qualità. Quasi perfetta la ripartizione dei pesi: 52% davanti, 48% dietro e una rigidezza indiscutibile. Il posizionamento del cambio al retrotreno non pregiudica la manovrabilità, tutt’altro. Escluse le edizioni limitate, sono due, di base, le 924 commercializzate nel corso degli anni. La versione “base”, dotata di motore aspirato da 125 CV, e la Turbo: un modello presentato nel 1978 e spinto da un 2.0 sovralimentato. La potenza, pari a 170 cv, diventa 210 sulla GT e 240 sulla GTS, varianti progettate con la mente alle corse. Arriva infine anche la 924S, con il motore 2.5 depotenziato della 944. Il motore davanti, persino disprezzato da alcuni, porta bene nelle concessionarie. Il successo contribuisce a risanare le casse aziendali. E per le critiche pazienza, d’altronde pure le Panamera e Cayenne non sono mai stati del tutto accettate ed eppure figurano tra le più richieste nelle concessionarie.