Un piccolo segnale ma comunque positivo. In questi tempi di crisi bisogna aggrapparsi ad ogni minuscola opportunità di ripresa. Ebbene il traffico autostradale, dopo anni di cali, è tornato ad aumentare. Sembra un paradosso considerando l’impatto ambientale e quello emotivo nella vita di tutti i giorni dovuto alle code e allo stress che questo comporta. Ma siccome l’85% delle merci viaggia su gomma, l’aumento del transito sulle autostrade, soprattutto nel dato relativo ai mezzi pesanti, dobbiamo considerarlo un primo punto su cui ripartire: l’economia italiana non è ferma ma sembra che stia ripartendo. Faremo un altro giorno il discorso sull’opportunità di trasferire le merci su rotaia, oggi ci concentreremo su questo dato: +0.6% nel primo semestre 2014 per numero di veicoli al chilometro.
Il traffico riflette l’andamento dell’economia
Secondo uno studio compiuto dal Clas, Centro studi Lanfranco Senn, che ha analizzato i dati del traffico sulla rete autostradale diffusi ogni tre mesi dall’Aiscat, l’associazione delle società concessionarie delle autostrade, si tratta del primo miglioramento dal 2011. Non a caso il livello dei mezzi sulle strade ha seguito l’andamento della crisi economica. Nel 2007, l’anno della fine della Lehman Brothers, quando la crisi ha avuto inizio, il traffico è crollato avviandosi in una spirale depressiva che è terminata solo nel 2011, quando anche il Pil italiano mostrava segni di ripresa, per poi tornare a scendere nel 2012 con la crisi del debito pubblico statale. I livelli di quest’anno sono comunque lontani da quelli precrisi nel 2007: da 10.187 milioni di veicoli per chilometro si è passati ai 8.419 di quest’anno. Come detto però in aumento rispetto al 2013 quando il dato si era fermato a 8.368 milioni di veicoli.
Meglio nel primo che nel secondo trimestre
Ora bisognerà valutare se l’aumento continuerà anche nei prossimi trimestri, per testare l’effettva ripresa economica. Il dato non è incoraggiante e riflette comunque l’andamento dell’economia italiana, destinata, secondo le stime, a un periodo di stagnazione per i prossimi due-tre anni. A preoccupare è il fatto che il dato sia cresciuto più nel primo che nel secondo trimestre: da gennaio a marzo siamo passati da 7.851 fatto registrare nel 2013 a 7.927 (+0,93%), mentre tra aprile e giugno il dato è pressochè identico, da 8.802 a 8.823 (+0,23%). Speriamo non si tratti semplicemente di una casualità.