“Tutto ebbe inizio con Lord Swinton”. Se Ian Fleming avesse potuto riassumere, in poche parole, come è nata l’epopea di James Bond, lo 007 di cui lo scrittore e giornalista britannico è stato l’inventore, probabilmente avrebbe usato queste. Lord Winton lavorava nei servizi segreti britannici, l’MI5 (Military Intelligence, sezione 5) ai tempi della seconda guerra mondiale, quando si arruolò in Marina lo stesso Fleming. Da qui i punti di contatto tra il personaggio di fantasia e il vicino di casa dello scrittore inglese.
All’asta la “vera” auto in Goldfinger
Il figlio di Swinton, Phillip Ingram Cunliffe-Lister, possedeva una Aston Martin DB 2/4 Mk I Vantage che spesso era parcheggiata sotto casa Fleming. Un’auto accessoriata di tutto punto, da cui lo scrittore trasse alcuni spunti per l’auto di Bond in Goldfinger. Quella che diventerà una delle auto più famose della storia del cinema: il computer di bordo, i sedili con le trasmittenti, il paraurti rinforzato erano tutti gadget presenti sull’auto nella realtà. Fleming aggiunse il giusto tocco narrativo creando un’auto entrata di diritto nell’immaginario collettivo come l’auto di James Bond, unendo i dettagli reali a quelli di fantasia come le mitragliatrici, il parabrezza a prova di proiettile e i diffusori di olio e chiodi.
L’Aston Martin di James Bond all’asta
Ora, la “vera” auto di James Bond, quella del figlio di Swinton, sarà messa all’asta a Woodstock e, visti i legami con l’agente 007, potrebbe ricevere una quotazione altissima che farà gola a tantissimi collezionisti. C’è da annotare, però, che l’Aston Martin di James Bond all’asta c’è già andata : fu quella utilizzata nelle riprese del film con Sean Connery e deluse le attese. Fu venduta sì a 2,9 milioni di sterline (3,2 milioni di euro circa), ma la casa di aste londinese Rm Auctions si aspettava un ritorno più significativo. Una somma ingente ma è il minimo per poter far finta, almeno in auto, di essere il vero James Bond.