La storia e la carriera di Jenson Button sono la tipica dimostrazione che la vita è piena di sorprese e che proprio quando tutto sembra perduto, la costanza, l’abnegazione e il duro lavoro portano frutto. E con un pizzico di fortuna tutto diventa più facile!
Se nel novembre del 2008 qualcuno avesse detto a Jenson che un anno dopo avrebbe festeggiato il Titolo Mondiale nella migliore delle ipotesi gli avrebbe dato del pazzo, nella peggiore un sonoro calcio nel sedere. Ed invece la storia andò proprio così. Nel 2006 la Honda aveva rilevato in toto la BAR da Craig Pollock, suo fondatore, con grandissime ambizioni ed una enorme profusione di capitali.
Dopo una prima buona stagione – in cui Jenson riuscì a vincere il suo primo Gran Premio a Budapest finendo sesto in classifica – la casa nipponica cominciò a perdersi dietro una serie di cervellotiche scelte tecniche e di improbabili campagne ambientaliste per le quali utilizzava il Team di F1, culminate nel quasi grottesco progetto “Heartdream” del 2008. I risultati sportivi furono a dir poco fallimentari con vetture di scarsa competitività che dilapidarono nel giro di tre anni il notevole patrimonio tecnico costruito in dieci anni dalla BAR, costringendo Jenson ed il suo compagno di squadra Rubens Barrichello a due stagioni nelle retrovie.

Mai dire mai
L’unica scelta sensata dello stato maggiore Honda fu l’ingaggio nel 2008 del grande progettista Ross Brawn, reduce da un anno sabbatico dopo un decennio di trionfi con la Ferrari del duo Todt-Schumacher.
Brawn non riuscì a reindirizzare il progetto della RA108 cui mise mano quando era già avviato, ma si concentrò soprattutto su una nuova vettura in vista della stagione 2009 con rivoluzionari accorgimenti che sfruttavano i nuovi regolamenti già varati.
Ma a novembre ecco il colpo di scena: la Honda, pressata dalla crisi economica e preoccupata per i pessimi ritorni di immagine decise improvvisamente di ritirarsi dalle competizioni. Jenson Button, a 29 anni, dopo dieci stagioni in pista e le ultime due disastrose, ormai surclassato in quanto a popolarità in patria da Lewis Hamilton, sembrava un pilota finito senza alcuna possibilità di trovare un altro ingaggio.
A gennaio il miracolo: Ross Brawn recuperando capitali privati, rilevò la scuderia dalla Honda ad un prezzo simbolico – un dollaro – ottenne una fornitura di motori dalla Mercedes, completò in fretta e furia l’assemblaggio delle due vetture disponibili e confermò Button e Barrichello come piloti titolari, iscrivendosi al Mondiale.
La “BGP-001” affrontò i primi test dell’anno a Valencia senza sponsor, senza alcuna prova al banco e senza alcuna speranza. Ma la vettura – creando probabilmente non poche emicranie agli improvvidi vertici della Honda la cui dote principale non era certo il tempismo – si rivelò incredibilmente veloce.

Il Titolo Mondiale del 2009 ed il passaggio alla McLaren
Da pilota finito e disoccupato, Jenson nel giro di due mesi si trovò in mano un missile: rivelando finalmente tutta la sua classe, vinse sei delle prime sette gare in calendario.
Corse poi la seconda metà del Mondiale in difesa, rintuzzando il grande ritorno della Red Bull e di Sebastian Vettel e laureandosi trionfalmente Campione del Mondo. Prima di quella eccezionale annata, Jenson Button si era già ritagliato un posto fra i migliori piloti del mondo, grazie alle sue ottime prestazioni fin dalla sua prima stagione, quella del 2000 con la Williams cui approdò dopo una rapida ascesa nelle Formule Minori.
Con la vendita della Brawn alla Mercedes, Jenson decise di accettare in vista della stagione 2010 una sontuosa offerta della McLaren per andare a formare con Lewis Hamilton una strepitosa coppia di piloti all-english. La maturazione del suo talento è giunta ormai a conclusione come ha dimostro, per esempio, la straordinaria vittoria nel Gran premio del Canada 2011, che verrà certamente ricordata come una delle più incredibili imprese nella storia della F.1: Jenson, dopo un contatto con il compagno di squadra Hamilton, si ritrovò ventesimo al quarantesimo giro, iniziando una furiosa rimonta.
Quella gara fu caratterizzata da continui cambi di tempo e da una lunga interruzione per la pioggia torrenziale. Button grazie ad una coraggiosa scelta nel montaggio dei pneumatici – la sagacia tattica e il coraggio sono senza dubbio i tratti più evidenti del suo talento, a discapito di una velocità pura meno eclatante – cominciò ad inanellare una impressionante serie di sorpassi che si concluse con il capolavoro dell’ultimo giro cui infilò grazie ad una staccata “impossibile” un incredulo Vettel.
Oggi Jenson Button resta fra i più esperti e veloci piloti del Mondo, anche se la sua parabola sportiva sembra ormai alle battute conclusive.