La tradizione di una scuola sempre foriera di grandi talenti, quella australiana. La perfetta organizzazione e capacità di “coltivare” i giovani promettenti della scuola del Red Bull Junior Team. Ed un pizzico di innata simpatia latina trasmessagli dalle sue spiccate origini italiane. Daniel Ricciardo, australiano di Perth ma con radici profonde nel nostro Stivale, è un cocktail di tutte queste caratteristiche ed una delle più interessanti novità degli ultimi anni nel mondo della Formula Uno.
Un pilota completo, determinato e tenace, con spiccate doti per i sorpassi “impossibili” ed una resistenza alla pressione non comune. Tutte capacità senza le quali non avrebbe potuto nel suo primo anno in Red Bull surclassare, come ha fatto nel 2014, un compagno di squadra come Sebastian Vettel, seppur alle prese con i tormenti del momento più difficile della sua carriera. Ma anche un ragazzo semplice, dal sorriso pronto e schietto e capace di fare breccia rapidamente nelle simpatie degli appassionati, come dimostrato anche dal grande successo che ha riscosso la sua recente partecipazione alla celebre trasmissione britannica Top Gear.
L’australiano di Sicilia
Chissà se l’Italia, così disperatamente alla ricerca di un talento in grado di rinverdire i fasti di una scuola di piloti che oggi fatica a trovare interpreti di alto livello, avrebbe potuto annoverare sotto i suoi colori Daniel Ricciardo se suo nonno non fosse emigrato dalla natia Sicilia quando suo padre Giuseppe aveva appena sette anni.
Ed invece sul quel piroscafo in cerca di fortuna dal piccolo paese di Ficarra, in provincia di Messina, Giuseppe – che poi sarebbe diventato Joe per l’anagrafe australiana – vi salì con tutta la famiglia per sbarcare a Perth, la capitale dell’Australia Occidentale, la città dei due fiumi distese sulle immense spiagge dell’Oceano Indiano. Qui Giovannni-Joe conobbe Grace, la ragazza che divenne sua moglie e che, ovviamente, aveva origini italiane e, precisamente calabresi. Ed a Perth nacque, il 1° luglio 1989, Daniel.
L’Australia è una terra di grandi piloti: Jack Brabham, il “fondatore”, il primo a tentare con enorme successo la fortuna in Europa, aprendo la strada a molti connazionali e neozelandesi che ne seguirono le orme scrivendo la storia stessa dell’automobilismo sportivo. Jack fu meccanico, pilota, progettista e costruttore e fu tre volte Campione del Mondo, l’unico ad avere visto il titolo su una vettura che portava il suo nome e che aveva personalmente progettato con il suo amico Ron Tauranac, anch’egli australiano.
E poi Alan Jones, Campione del Mondo 1980 con la celeberrima e bellissima Saudia-Williams FW07. Ed infine Mark Webber, per anni il “secondo” dei Seb Vettel alla Red Bull capace di vincere nove Gran Premi. Daniel si inserisce in questo solco, anche se lui è il primo pilota australiano ad approdare alla Formula Uno proveniente dalla costa occidentale.

Una carriera folgorante
Cominciò giovanissimo con i kart a nove anni, ma già nel 2005 era passato alle monoposto, mietendo diversi successi in patria e fuori sia in Formula Ford che con le BMW. Il suo talento in F. Renault nel 2007 non passa inosservato: Helmut Marko, ex-pilota austriaco a capo della direzione sportiva della Red Bull, nota le capacità del ragazzo e lo mette sotto contratto con il Red Bull Junior Team.
Dopo aver vinto il Campionato britannico di F.3 nel 2009, fu nominato pilota di riserva alla Toro Rosso per la stagione successiva e mandato a fare esperienza alla piccola HRT nel 2011, quando esordì in F.1 al GP di Gran Bretagna a Silverstone. Dopo due ulteriori buone stagioni alla Toro Rosso, eccolo promosso alla Red Bull al fianco di Sebastian Vettel e al posto del connazionale Webber, ritiratosi dalla F.1.
Il resto è storia, con la straordinaria prima vittoria in Canada seguite da quelle in Ungheria e Belgio che lo hanno definitivamente consacrato come uno dei migliori piloti del mondo. Dove possa arrivare la sua crescita è ancora difficile dirlo, ma il futuro è senza dubbio dalla sua parte: Daniel Ricciardo è giovane, simpatico, veloce, spettacolare e fa parte di un team vincente che, al di là delle difficoltà contingenti di questa stagione, è abituato a vincere e da come farlo. E pure un po’ italiano. Tanto basta per fare di lui uno dei prospetti più interessanti dell’intero circus.