Guida in stato di ebbrezza: inutile prendersela con l’imprecisione dell’etilometro

Impossibile rivalutare i fatti e il contenuto delle prove, ad affermarlo la Cassazione

Il margine di errore dell’etilometro non è sufficiente per rivalersi nel caso di guida in stato di ebbrezza. Lo sancisce la Corte di Cassazione.

GIUDIZI RIBADITI

Mediante la sentenza n. 20545, in data 18.5.2016 gli Ermellini hanno rigettato il ricorso di un automobilista per guida in stato di ebbrezza. La difesa del ricorrente aveva puntato il dito contro la curva disegnata dalle due rilevazioni dell’etilometro (ascendente). Altre motivazioni accampate il mancato taglio dei decimali e il margine d’errore del 4% ignorato nella determinazione della pena. Tasso alcolemico pari a 1.49 g/l con la prima prova e 1.56 g/l con la seconda, ha giocato a sfavore il momento in cui è stato beccato. I test sono stati infatti condotti dopo le ore 22. L’aggravante delle ore notturne è dunque scattata in pieno. Condannato sia davanti al Tribunale di Verbania che alla Corte di Torino, la Suprema Corte ha confermato i verdetti. Circostanze rilevanti la sintomatologia rilevata e l’ammissione da parte del ricorrente di aver bevuto alcolici.

LA SPIEGAZIONE

Le argomentazioni difensive giravano complessivamente attorno alla inidoneità dell’etilometro. Definita in modo particolare anomala la curva ascendente delle due rilevazioni. Invocato poi uno “sconto” del 4% quale margine di errore, nonché il diritto a non considerare i decimali. Secondo il ricorrente è stata violata dai giudici “la regola dell’oltre ogni ragionevole dubbio”. I Giudici di Piazza Cavour hanno tuttavia smontato pezzo per pezzo tutta l’impostazione del ricorso. Ritenuta normale la presunta “anomalia” della curva ascendente, viene evidenziata come ininfluente l’applicazione di una diminuzione del 4% ai valori riscontrati. Rispetto al ragionevole dubbio l’impugnazione delle prove può essere fatta con riferimento al solo modo in cui esse sono veicolate nel ragionamento interno alla decisione. In altre parole, non se ne può infatti rivalutare i fatti e il contenuto.

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