L’auto aziendale rientra tra i fringe benefit che un datore di lavoro ha l’opportunità di concedere ai propri dipendenti. Si tratta di una opportunità interessante sia l’impresa poiché ha una carta in più per attirare i migliore talenti e sia per gli stessi lavoratori poiché possono utilizzare una nuova auto per motivi legate all’esercizio della propria attività. A meno che l’auto non sia a uso promiscuo e di conseguenza può essere guidata anche per uso personale. Cerchiamo di capire in quali situazioni risulta conveniente ad ambo le parti.
Cos’è l’auto aziendale 2021
Traducibile letteralmente come beneficio accessorio, l’espressione fa riferimento a qualunque reddito in natura, bene o servizio, suscettibile di valutazione economica, corrisposto dal datore e che può ricevere un trattamento fiscale differente se consiste in erogazioni liberali, concessione di vetture, rimborsi spese per trasferte, omaggi, mense, asili nido o trasporto pubblico.
Norme in vigore 2021 sull’auto azienda
L’uso promiscuo del veicolo costituisce la configurazione ideale ad abbattere il peso tributario, fino al 70% del costo ai fini Ires, mentre è interamente deducibile dall’imponibile Irap in base alle disposizioni contenute nell’articolo 164 del Tuir. Secondo l’articolo 51, la quantificazione monetaria da indicare nella busta paga del lavoratore è pari al 30% dell’importo corrispondente – tolte le eventuali trattenute – a una percorrenza annua convenzionale di 15.000 chilometri.
Le spese di gestione e manutenzione e quelle relative al carburante non vanno invece considerate. Il calcolo avviene sulla base del costo chilometrico di esercizio stabilito dalle tabelle ACI, elaborate entro il 30 novembre di ogni anno e comunicate al Ministero dell’Economia che provvede alla pubblicazione entro il 31 dicembre, con effetto dal periodo d’imposta successivo.
In conclusione, l’azienda ha convenienza ad assegnare il mezzo al dipendente il più a lungo possibile, ammesso che l’acquisto compiuto sia finalizzato esclusivamente ad una funzione strumentale, così da dedurre integralmente le spese. In caso contrario vale il criterio di tassazione forfettario introdotto dal legislatore. Chi utilizza il mezzo gode invece di minori imposte nell’eventualità in cui abbia compiuto oltre i famosi 15.000 chilometri, altrimenti sarebbe opportuno chiedere un aumento nella busta paga di pari importo.