Non tutte le Lancia riescono col buco. Dispendiosa negli investimenti, la Lancia K rimase in produzione dal 1994 al 2001, ma non ripagò mai il Gruppo Fiat. Cerchiamo di capire le ragioni dietro al flop.
Lancia K Coupé: un pugno nell’occhio
Paragonata alle dirette concorrenti, la K non si dimostrò all’altezza sia sotto il profilo meccanico che tecnologico. Ma la grande delusione fu il design. Dalle fiancate “gonfie” ai fari e mascherina schiacciati tutto pareva fuori luogo. E la coda stonò col resto del corpo vettura. Pioggie di critiche che attirò soprattutto la Lancia K Coupé, costruita dalla Maggiora di Torino. Un pugno nell’occhio. Ed infatti è ancora inserita nella classifiche delle auto più brutte di sempre. Più armoniosa la variante station wagon (dal 1996), sulla quale la Fiat ripose fin da subito scarsa fiducia.
Errori madornali
Morbido e ben disegnato era il raccordo dell’abitacolo. Tuttavia, gli inserti (palesemente) in finto legno catturavano l’attenzione, e il rivestimento dei sedili si prestavano ad una rapida usura. Difetti così evidenti che oscurarno i grandi sforzi compiuti. Al centro della plancia figurava ad esempio un computer di bordo sufficientemente evoluto, e un impianto di climatizzazione venne realizzato con sensori in svariati punti dell’abitacoli. Poi col restyling, arrivarono anche i fari adattivi allo xeno, gli airbag laterali e il cruise control.
Si salvava il comfort
In secondo piano passò pure il comfort. Abitabilità, insonorizzazione e isolamento dalle irregolarità dell’asfalto erano quanto di meglio il segmento E potesse offrire. Audi e Mercedes influenzarono invece la gamma motori, una famiglia modulare a cinque cilindri in linea, comprensiva di un 2.0 (145 Cv, aumentati successivamente a 155) e un 2.4 a benzina (175 CV). Il 2.4 turbodiesel da 124 CV (che salirono a 136 nel 1998) venne pesantemente rivisto dai tecnici nel 1996 per alcuni significativi cedimenti strutturali. Dall’Alfa Romeo il 3.0 V6 Busso da 204 CV.