Contrariamente a quanto in genere si pensi, Romain Grosjean è di nazionalità svizzera e corre con passaporto francese a motivo del fatto che la sua carriera da pilota è stata letteralmente “costruita” in Francia, a partire dalla sua lunga militanza nel programma Renault Driver Development cui entrò a far parte da giovanissimo.
Al di là di questa curiosità Romain Grosjean ha riportato i colori transalpini sul massimo palcoscenico della F.1 dopo diversi anni di “silenzio”, un anonimato che non rendeva giustizia ad una delle tradizioni più vive dell’automobilismo sportivo, capace di “produrre” grandi campioni del volante per i primi cinquant’anni di storia della F.1.
Dopo il ritiro dei due ultimi “mostri sacri” Jean Alesi e Olivier Panis e se si eccettuano la “meteora” Frack Montagny e la sfortunata avventura di Sebastien Bourdais, Romain Grosjean era la più grande speranza del motorismo francese, ma il suo talento sembrava “perso” dopo la fugace e poco fortunata, per non dire fallimentare, esperienza nel team Renault del 2009.

Dagli esordi alla Lotus
Come molti piloti anche Romain iniziò ad inseguire il suo sogno da ragazzino con i kart, ma in Svizzera, dopo il celebre incidente di Le Mans del 1955 con i suoi oltre 80 morti, le competizioni motoristiche sono state proibite e così il nostro ha dovuto “emigrare” in Francia.
Dopo i primi promettenti esordi in F. Renault ricchi di successi, Grosjean ha potuto debuttare nella F.3 europea nel 2006 iniziando una rapida ascesa che lo ha portato a vincere la Serie Asiatica del campionato “anticamera” GP2 nel 2008 e a combattere per il titolo GP2 assoluto sia in quell’anno che in quello successivo, finendo però in entrambi i casi quarto in classifica finale.
I buoni risultati e la lunga militanza nella academy della Renault lo portarono ad esordire in F.1, chiamato dalla casa madre a sostituire Nelsinho Piquet, licenziato a metà campionato. Fu forse un esordio prematuro e l’esperienza si concluse con molti ritiri e nessun concreto risultato di rilievo, tanto che Romain non fu confermato per la stagione successiva.
Ricominciare è cosa dura, ma è nei momenti difficili che si vede la stoffa del talento. Costretto a tornare alla GP2, Romain ha saputo ricostruirsi una immagine di pilota aggressivo e veloce, ma vi ha anche unito una costanza di risultati che prima non conosceva: furono questi i presupposti che lo portarono a dominare la scena del campionato nel 2011, vincendo il Titolo con diverse gare di anticipo. Era pronto per tornare sul grande palcoscenico dalla porta principale.

Il “secondo esordio” e la consacrazione
Una porta che aveva il nome prestigioso della Lotus, scuderia tornata nel circus rilevando in vista della stagione 2012 il team Renault: inutile dire che la casa francese, fornitrice dei motori, abbia avuto un ruolo importante nella sua scelta come compagno dell’ex-campione del mondo Kimi Raikkonen, ma il “nuovo” Romain era pilota di ben altro livello di quello sporadicamente affacciatosi in F.1 qualche anno prima.
La sua prima stagione fu già ottima, sebbene segnata da una “esuberanza” in pista a volte eccessiva, punita anche con una “squalifica” dopo l’ennesimo incidente multiplo in cui fu coinvolto nella partenza del Gran Premio del Belgio a Spa-Francorchamps: due volte sul podio con la “gemma” del secondo posto in Canada e con una vettura in crescita non è poca cosa per un quasi-debuttante.
Un trend confermato nel 2013, stagione nel quale anche alcuni eccessi di irruenza sono stati decisamente smussati, come dimostrato dai cinque podi nelle ultime sei gare della stagione, chiusa con un settimo posto in classifica che sapeva di “rampa di lancio”.
La pessima riuscita della Lotus E22 nel 2014 ha frenato l’ascesa di Romain, anche quest’anno alle prese con una vettura, seppure migliore di quella precedente, non sempre velocissima. Ma il motore Mercedes ed il suo talento lasciano ben sperare per il futuro.
Photo Credit: F1 Fanatic