Per i più lavorare in Lamborghini è un punto d’arrivo. Ma, si sa, le eccezioni esistono sempre. Ti metti a disposizione, finché capisci che il ruolo non combacia perfettamente con i tuoi obiettivi. In cuor tuo senti che puoi dare molto di più, se solo ne avessi l’opportunità. Peraltro, si metto di traverso un padrone – gli americani di Chrysler – che ha poche idee e, peraltro, confusionarie. Nell’industria operi da qualche anno e ti sei fatto una discreta cerchia. Spinto dalla favorevole situazione economica, provi a metterti in proprio. Con una tua Casa automobilistica e accattivanti progetti, come la Cizeta Moroder.
Cizeta Moroder: potenti come due Lamborghini
“Ehi aspetta, Moroder come Giorgio Moroder?” Te lo sentiamo già dire. E la risposta è sì proprio come il famoso compositore. Pur avendo dedicato la vita alla musica, coltiva una grande passione per i motori. Ed è così che decide di imbarcarsi nel progetto. Proprio come Marcello Gandini, che ogni costruttore vorrebbe avere in organico. Quando arriva, il designer è già arrivato a definire buona parte della Diablo. Ecco perché lo stile affine. Frutto dell’unione fra due V8 a 90° della Lamborghini, sotto l’immenso cofano posteriore monta un mostruoso motore a 16 cilindri. Che determina anche la configurazione dell’abitacolo, spostato più in avanti possibile, da apparire quasi appoggiato sulle ruote anteriori.
Troppo vicina al sole
La macchina pesa ben 1.700 kg, ben più rispetto alle ammiraglie allora in commercio. Ma i 560 Cv del 6.000 V16 assicurano comunque performance strabilianti: 0-100 in 4,5 secondi e una velocità di punta di 325 km/h. Eppure, la scommessa imprenditoriale non vince. Tra una somiglianza troppo marcata con la Lamborghini Diablo (pur uscendo prima paga la minore fama), gli alti costi produttivi e un assemblaggio approssimativo, esce in solo 8 esemplari, contro i 25 inizialmente previsti. A causa delle ingenti perdite economiche, Giorgio Moroder lascia la società nel 1990 e, cinque anni più tardi, l’azienda deve chiudere per bancarotta.