Uno dei capolavori del cinema italiano che ha fatto storia è stata la Dolce Vita. Il film di Fellini è stato il salto di qualità definitivo del regista italiano che ha proiettato in tutto il mondo le atmosfere, i rumori e i colori di una delle città più belle del mondo in uno dei momenti di massimo splendore. Inutile sta qui a ricordare cosa sia la Dolce Vita, bensì occorre riflettere su uno dei veicoli con i quali Fellini ha trasmesso la sua visione di Roma (e dell’Italia intera) nel corso degli anni ’60: le automobili.
Il culto dell’automobile
La società italiana sta rinascendo dalle ceneri della seconda guerra mondiale e si assiste a un investimento sui consumi e sui desideri degli italiani. L’automobile era una di queste. La Fiat fu all’avanguardia sotto questo punto di vista. L’idea di lanciare sul mercato la “500” è proprio in questa direzione. Una macchina economica (ccostava meno di 5mila lire) per cercare di rivoluzionare l’idea di mobilità degli italiani. Siamo ancora negli anni ’40, ma nel corso dei successivi venti, l’automobile diventa un sogno proibito, un prodotto destinato a entrare nell’immaginario collettivo come l’etichetta di un bene di lusso.
Il racconto di Fellini
E’ in questo contesto che Fellini inserisce alcune auto indimenticabili nel suo ritratto capolavoro della società italiana dell’epoca. Ed è proprio questo il suo intento: riflettere la bellezza e l’iconocità espresse dalle automobili, ma al contempo restituire l’immagine di un prodotto comunque diventato (inevitabilmente) di massa. Tra le vetture italiane ci sono la Fiat 500 B del 1948, la 1100 Familiare (1958) o la “Bianchina” dell’Autobianchi (1957), senza dimenticare la Lancia Appia (1953). Molte anche le vetture straniere come la MG Td (1950), la Triumph TR3 (1958) o la Chevrolet Corvette (1956). Non mancano nemmeno la Ford Thunderbird (1955) o la Fairlane 500 (1957).